Gli Strozzi dalla Toscana a Mantova
Fra le più potenti e ricche famiglie della Toscana, gli Strozzi, originari di Fiesole ed insediatisi a Firenze nel secolo XIII, ebbero quale capostipite Ubertino I Strozzi. I suoi figli, Gerio e Strozza, ricoprirono le prime cariche cittadine di Firenze ed, insieme ai loro discendenti, accrebbero enormemente il potere del casato, principalmente per mezzo del Banco Strozzi. Da loro discesero i rami della famiglia che, sempre mantenendo stretti legami con Firenze, si insediarono in vari capoluoghi strategici d’Europa aprendo numerose filiali bancarie di prestito, i “banchi”, nelle principali corti italiane ed estere, come nei casi di nostro interesse fecero i rami di Firenze, di Ferrara e di Mantova.
Come conseguenza dell’esito negativo della Guerra degli Otto Santi (1375-1378), fra le città del Centro Italia, guidate da Firenze, e lo Stato Pontificio, – Tommaso Strozzi era stato uno dei membri della magistratura degli “Otto della Guerra” – e del Tumulto dei Ciompi (1378), i capifamiglia dei casati coinvolti furono condannati a morte per decapitazione o esiliati nel 1382, fra questi Tommaso Strozzi (Firenze, †1395 Mantova). Tommaso si salvò dalla pena capitale rifugiandosi a Mantova presso la corte di Ludovico I Gonzaga (1334, †1382), poi retta da Francesco I Gonzaga (Mantova 1366, †1407 Cavriana (MN).
Il condottiero Uberto Strozzi (Firenze, † 1449 Mantova), figlio di Tommaso, rappresentò la prima generazione degli Strozzi di Mantova. Combatté per i Gonzaga contro i Visconti ed in seguito servì i signori di Mantova ricoprendo importanti incarichi e magistrature, ottenendo consistenti donazioni e privilegi, fra i quali alcuni possedimenti a Palidano di Gonzaga (MN) che costituirono il primo nucleo della Tenuta Begozzo.
Da Uberto discesero ben sedici generazioni che costituirono il ramo degli Strozzi di Mantova e che per tutto il loro perdurare furono i proprietari per ben sei secoli della Tenuta Begozzo, garantendo fino agli inizi del Novecento una straordinaria continuità storica e conservativa a questo straordinario complesso.
Begozzo: Seicento anni di storia
Le prime memorie intorno alla storia della Tenuta Begozzo, vicina alla Corte “Palidano” dei Gonzaga, coincidono ai segni tangibili dell’affermazione economica e sociale degli Strozzi nello Stato Mantovano. Il condottiero e diplomatico Uberto Strozzi (Firenze, † 1449 Mantova), figlio di Tommaso, rappresentò la prima generazione degli Strozzi di Mantova ed anche la prima figura della famiglia a condurre e possedere la Tenuta Begozzo, formandone il primo nucleo entro l’inizio del Quattrocento. Nel 1418 il Monastero di San Benedetto in Polirone gli rinnovò infatti l’investitura a “feudo censuale” di numerosi pezzi di terra situati a «Begossi» e «Lette Paludani» per un totale di circa 150 biolche mantovane (50 ettari circa), tenuta estesa anche le vicine località di «Roncobonoldo» e «la Fornace» entro il 1433. Entro il 1495 la Tenuta, allora goduta dai numerosi figli di Benedetto Strozzi (Mantova, † 1482), ospitava ormai una articola struttura agricola con una dimora padronale affiancata dal brolo tenuto a giardino. Entro la metà del Cinquecento fu con ogni probabilità riformata la residenza padronale in forma di palazzetto padronale, poi descritto fra il 1580 ed il 1582.
Nel primo Seicento, per committenza di Giulio Cesare detto Pompeo Strozzi (†1631), intorno al 1617 il palazzo padronale fu interessato da interventi di riforma e fu costruita una nuova ala destinata alle cucine ed agli alloggi della servitù. Palla Strozzi (1619, †1695) accrebbe notevolmente le ricchezze della famiglia. Tramite una serrata sequenza di acquisti ed investiture ampliò ulteriormente la già vasta Tenuta Begozzo. Nel 1647 ottenne da Papa Innocenzo X la facoltà di avere un oratorio privato nella sua casa sia in città che in campagna, con la conseguente costruzione dell’Oratorio di Begozzo. Furono i suoi figli, Pietro Antonio Strozzi (†1727) e Pompeo Strozzi (†1717), probabilmente su impulso del padre, ad avviare intorno al 1695 l’imponente opera di totale riforma della villa, che vide coinvolti i migliori artefici dell’area. Nel 1733, alla morte di Francesco Gaetano Strozzi (†1733) la residenza consisteva in “un palazzo assai nobile… nella maggior parte finito, et in molta parte da finirsi”.
Ulteriori interventi di completamento furono eseguiti intorno al 1824 per il marchese Luigi Strozzi (1801, †1868), poi Senatore del Regno d’Italia.
“Un palazzo assai nobile”
L’attuale assetto della villa, di origine rinascimentale, è l’esito delle riforme compiute fra il 1695 ed il 1824. La villa ha ingresso a Nord dalla strada principale per mezzo di un cortile, il quale introduce al vestibolo. Da questo si accede nel magnifico salone a doppia altezza, agli appartamenti speculari e quindi alla loggia a Sud che porta al giardino ed al parco. La stessa disposizione si ripete analoga al primo piano. Nel 1733, alla morte di Francesco Gaetano Strozzi (†1733) la residenza si presenta quasi identica a come oggi la conosciamo: “un palazzo assai nobile… nella maggior parte finito, et in molta parte da finirsi, con appartamenti doppi, sì inferiori che superiori, con vestiboli due, uno di sotto et l’altro di sopra, … una sala ovata con sforo superiore, e sua ringhiera a balaustri di legno all’intorno, due logge che riguardano il giardino, una di sopra l’altra di sotto, con colonatti di marmo, … e nel mezzo di detto palazzo uno scallone di marmo con balaustrate che porta alli appartamenti superiori del medesimo Palazzo”. La riforma vide coinvolti con la committenza di Pompeo e Pietro Antonio Strozzi il pittore Giovanni Canti (Parma 1653, †1716 Mantova), allievo del bolognese Francesco Monti, detto il Brescianino delle Battaglie (Brescia 1646, † 1703 Piacenza), per Francesco Gaetano Strozzi il pittore Giuseppe Maria Raineri detto lo Schivenoglia (1676-1758), allievo del Canti, Per molti aspetti, la villa richiama nel suo complesso le esperienze tardobarocche bolognesi, di cultura bibienesca, in particolare Villa Albergati di Zola Predosa (MN). Non a caso, vi è anche una continuità fra gli artisti coinvolti. In merito ai possibili architetti e capimastri per la villa di Begozzo, lo sguardo si dirige verso i bolognesi Giovanni Battista Torri (1637, †1706) e suo figlio Giuseppe Antonio Torri (Bologna 1658, †1713), i quali operarono regolarmente con Giangiacomo Monti (1620, †1692) già artefice degli interni della magnifica Villa Albergati di Zola Predosa. I Torri, la cui attività nel Mantovano nei medesimi anni del cantiere di Villa Strozzi è già abbondantemente documentata, sembrano costituire il più probabile riferimento ed il “filo rosso” fra l’interpretazione spaziale, formale e materica concepita nei saloni delle due ville degli Albergati e degli Strozzi.