Il parco

Il Parco di Villa Strozzi ha un’estensione di circa 50.000 metri quadrati (che corrispondono a 5 ettari). Si colloca a Sud rispetto al complesso edilizio di Villa Strozzi, oggi sede dell’omonima Scuola Superiore di Agraria. L’accesso alla Villa avviene da Settentrione per mezzo del primo cortile, mantenuto a prato. Ad Est della Villa erano anticamente presenti gli orti e il brolo, oggi profondamente trasformati. Proseguendo attraverso alla Villa, si ha accesso all’area del Parco propriamente detto. Possiamo quindi distinguere due aree principali, utilizzando come riferimento il viale alberato già presente nella mappa del 1835 tutt’ora esistente e oggi formato da due filari di alberi della specie Aesculus hippocastanum chiamato volgarmente ippocastano. L’area a Nord del detto viale è occupata da un campo da calcio e da uno spazio a prato adiacenti agli edifici. Questi costituivano originariamente le aree a “parterre” (già giardino nel 1651) ed ospitavano nella bella stagione le piante in vaso. Nel 1733, le fonti documentarie raccontano che queste piante erano costituite da:

  • Vasi numero 37 grandi compagni, con piante d’agrumi;
  • Ventiquattro vasi mezani compagni, con sue piante pure d’agrumi;
  • Sessantasei vasi picioli dispersi attorno al giardino e giardinetto con sue piante d’agrumi;
  • Quarantotto vasi di gelsomini;
  • Trentadue vasetti piccioli con mazzurane (maggiorane), timo, et altre erbe odorifere”.

Con l’arrivo del periodo freddo, gli agrumi venivano invernati nell'”orangerie” che si trovava adiacente all’angolo Sud-Est della villa. A Sud del viale di ippocastani è presente l’area all’interno della quale vengono eseguite le attività didattiche all’aperto.


Il parco

Nella zona Ovest si collocano le serre, il vigneto ed il frutteto didattico di recente costruzione (post 1974) che sostituiscono il brolo già esistente secondo la mappa del 1835 e che occupava sia l’area ad Est che l’area ad Ovest del parco piantumato che si trovava in posizione centrale. Attualmente l’area ad Est rispetto l’attuale frutteto e vigneto è tutta caratterizzata dal Parco vero e proprio, anch’esso in parte manutenuto attraverso le attività all’aperto degli studenti. Il Parco ospita al suo interno collinette artificiali, sinuosi vialetti, un laghetto, gruppi di alberi e arbusti di specie autoctone ed esotiche e grandi alberi isolati che richiamano il giardino paesaggistico anche detto all’inglese. All’interno del Parco sono inoltre presenti la ghiacciaia e le scale ai lati del laghetto già ricordate nel documento del 1733 e la statua della Fede. Il parco è accessibile, inoltre, da un ingresso posto sul lato occidentale e che si apre direttamente sul viale di ippocastani.


Percorsi

I percorsi all’interno del Parco, recuperati attraverso il recente intervento di restauro, hanno andamento sinuoso che rimanda alla trasformazione del grande giardino in parco paesaggistico o all’inglese. I percorsi, in buona parte, corrispondono a quelli già documentati dalla mappa del 1835. Inoltre, si distinguono più recenti collegamenti effettuati in successivi interventi. I sentieri sono disposti in modo da creare due percorsi principali: uno verso l’attuale area didattica a frutteto e vigneto posta ad Ovest, e l’altro quasi speculare nella zona ad Est, tutti e due di collegamento tra la villa e il laghetto. A questi due viali primari si annettono dei vialetti trasversali di collegamento, alcuni dei quali tendono ad aprirsi in spazi di sosta o dove sono presenti elementi di rilievo come ad esempio la ghiacciaia.


Storia

Il primo nucleo della Tenuta di proprietà della famiglia Strozzi fu costituito entro il 1418. Già nel 1495 la Tenuta si configurava come una articolata realtà produttiva, una “corte” agricola secondo il modello mantovano, dove alla residenza padronale si affiancavano aree verdi organizzate anche secondo intenti estetici e figurativi, un «brolum sive viridarium», un “brolo anche detto giardino” che accoglieva alberi da frutto ed ornamentali, una parte a prato ed una parte a vigne. La presenza del brolo fu nuovamente documentata nel primo Cinquecento (1532) ed ancora i «Patti di lavorenti da Begosso» (1553), gli accordi fra gli Strozzi e i braccianti occupati nella tenuta, testimoniano le quotidiane operazioni di cura da dedicare agli spazi verdi afferenti al palazzo padronale. Nel 1582, in occasione della descrizione della Tenuta Begozzo fatta in seguito alla morte di Pompeo Strozzi (†1582, 6° generazione degli Strozzi di Mantova) la dimora padronale è definitivamente realizzata ed ospita una «camera a man dritta verso il giardino posta sul retro della casa», luogo dove ancora oggi si colloca il parco. Così come la villa, fra la fine del Seicento ed il primo quarto del Settecento, le aree verdi furono totalmente ripensate. La loro configurazione si deve alla committenza di Pietro Antonio Strozzi (†1727) e del figlio Francesco Gaetano Strozzi (†1733). Alla sua morte il palazzo godeva di «suo giardino spazioso con sue verdure et un stradone intermedio, in capo al quale un’eminenza con verdura che forma teatro, per di dietro al qual teatro una peschiera che circonda il medesimo, con due scale laterali di pietra cotta; verso Sera nelle sodette verdure una fabricha che serve di ricovero alle piante d’aggrumi per l’inverno, detta la naranzara. Più all’interno delle verdure di esso giardino una ghiazzara».


Storia

Il sistema utilizzato corrispondeva ai criteri del Jardin à la française o Jardin régulier, un’idea di giardino sostanzialmente formata da una rilettura formale tardobarocca del giardino rinascimentale italiano. Nel Jardin régulier la natura sontuosa è domata, ordinata e simmetrica, arricchita di elementi d’acqua, decorativi e teatrali, crea prospettive che costringono poi l’occhio a perdersi in un verde pseudo-forestale. Fra il 1824 ed il 1868 Luigi Strozzi, mantenendo gli elementi architettonici e vegetali principali del parco, introdusse un nuovo disegno di percorsi ed essenze trasformando la percezione delle aree verdi verso un “giardino all’inglese” con una prevalenza paesaggistica pittoresca, un landscape garden. Luigi, evitando l’introduzione degli elementi simbolici caratteristici del “giardino romantico”, favorì l’integrazione fra le aree verdi e gli elementi architettonici esistenti, secondo un approccio molto vicino a quello proposto da Humphry Repton nei Red Books e nelle Observations on the Theory and Practice of Landscape Gardening (1803).